Wednesday

Wednesday

This story is about to take a dark turn.

Si è letto, come sempre, di tutto da quando è uscita Wednesday. Innanzitutto togliamoci un pensiero: non è “la nuova serie di Tim Burton”. Tim Burton ha diretto alcuni episodi, quattro per la precisione. Inutile, quindi, lamentarsi per le mancate somiglianze con Edward mani di forbice. Seconda, necessaria, considerazione: qualsiasi show che coinvolga una scuola di adolescenti con poteri in saecula saeculorum ci ricorderà Harry Potter.

Con questo non voglio dire che si tratti di una stagione priva di difetti. Uno su tutti: il doppio colpo di scena ha sì e no la forza di un buffetto natalizio della zia. Però, anche se non verrà accolta nel Valhalla della televisione, Wednesday è una buona serie. Un po’ Nancy Drew e un po’ Sleepy Hollow, con una bravissima Mercoledì e una bellissima finestra (perché, ammettiamolo, è quella vetrata la vera protagonista). Con i pezzi rock in chiave classica che piacciono tanto a Netflix, Edgar Allan Poe, le dita che schioccano e Christina Ricci nel ruolo della Nostalgia (e, infatti, canaglia).

Peccato solo che queste, un tempo rare (e quindi preziose), strizzatine d’occhio comincino a sembrare un’altra casellina da spuntare nel compimento della serie “perfetta”. Come se non fosse chiaro, ormai, che la serie perfetta arriva quando meno te l’aspetti.