Un luogo comune fuori dal comune: Banshee, Pennsylvania

Banshee

Spoiler Alert | questo articolo contiene spoiler sulla quarta stagione di Banshee.

I think I’m actually gonna miss this place.

C’è una parola temuta dalla maggior parte degli scrittori, degli sceneggiatori e, più in generale, da tutti gli artisti. È una parola dal suono dolce che può fare più danni di un proiettile: “cliché”.

Ora pensate a quanti più cliché vi vengano in mente: lo sceriffo contro gli indiani, la figlia del boss, il saggio barista ex pugile con un passato da detenuto, la ragazzina ribelle dai capelli colorati, il bambino asmatico, l’albino, i nazisti, gli amish, il cartello della droga. E ancora: valigie piene di dollari, inseguimenti rocamboleschi, lotte senza esclusione di colpi, assalti ai caveau, motociclette in volo, esplosioni, uomini enormi e donne bellissime. Mescolateli con energia e quello che otterrete è un prodotto non solo (inaspettatamente) originale, ma addirittura irresistibile.

Banshee porta ogni azione, ogni personaggio, ogni dialogo fino al baratro del ridicolo e lo ferma un momento prima che diventi parodia, fotografandolo per sempre nell’attimo esatto in cui raggiunge l’apice dell’intensità, un istante prima che cada rovinosamente nell’abisso del grottesco. Per riuscire in un’impresa del genere è necessaria una scuderia di attori eccezionali, produttori senza paura, una colonna sonora stupefacente e un network come Cinemax che non abbia problemi con sesso e violenza, perché a Banshee, Pennsylvania, si entra solo guidando alla massima velocità e senza sfiorare il freno.

Lucas Hood è il protagonista e muore dopo pochi minuti dall’inizio del pilot, dell’uomo che ne prende il posto non conosceremo mai il nome. La sua storia diventa la storia della città stessa, una città in cui ogni sventata minaccia viene puntualmente sostituita da un pericolo più grande, da un nemico più spietato. Per ironica ammissione degli stessi personaggi, c’è da chiedersi quale fenomeno naturale l’abbia trasformata in un magnete per ogni criminale a est del Mississippi.

Banshee si prende sul serio, ma ridendo di sé stessa, senza mai nascondere i suoi eccessi, al contrario: facendone un vanto. Proprio come Job, emblema della serie e personaggio più amato, nonostante sia paradossalmente l’unico a volersene andare, a volersi lasciare alle spalle this motherfucking place.

Nell’ultima puntata – chiamata senza alcun pudore Requiem – non c’è incredulità, ma solo meraviglia, quando l’agente dell’FBI che accompagna Hood nella sua ultima avventura (donna, naturalmente, e bellissima) ammette ciò che già sapevamo, ma non eravamo ancora riusciti a tradurre in parole: «The butler did it? Seriously?».

«È stato il maggiordomo? Sul serio?». L’immensità di Banshee è tutta in quella domanda, onesta e disarmante al pari della serie stessa. E ti sorprendi a sorridere, perché te l’hanno fatta ancora una volta: hanno preso il cliché più grande di tutti, te l’hanno messo sotto il naso e tu non te ne sei accorto. Eri troppo impegnato a divertirti come non ti capitava da anni.