I May Destroy You

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Prior to being raped
I never took much notice of being a woman,
I was busy being black and poor.

Non sono impazzita per Queen’s Gambit e solo guardando I May Destroy You ho capito perché.

Queen’s Gambit è una storia classica (comoda) con un inizio alla Dickens e un finale hollywoodiano. Anche nei suoi momenti peggiori, tra abusi e drammi, l’eroina è scomposta con eleganza, sexy, il trucco sbavato nel modo giusto. È una donna raccontata da uomini (da tre uomini, se contiamo l’autore del libro e gli ideatori della serie), in un mondo di uomini. È attenta e cauta, che percorre binari posati da altre mani e, nel farlo, non offende nessuno.

I May Destroy You è Michaela Coel. Che scrive, dirige e interpreta. È una donna raccontata da una donna (ancora meglio: da se stessa) e risponde ai canoni che vuole lei. Che voglio anch’io. È scomoda, perché racconta una storia scomoda. È irresistibile, perché la racconta con ironia e sentimento. È profonda, perché ogni personaggio ha un suo passato e un suo presente. Viaggia fuori strada, non ha paura di sporcarsi di fango e, nel farlo, offende chi deve offendere.

Queen’s Gambit è un buon omaggio al passato, ma I May Destroy You è il futuro. Un futuro meno patinato, ma ancora più luminoso.

Il futuro della tv, certo, ma non solo.